In tanti, a ragione, sostengono che uno dei principali problemi di Foggia sia la carenza di opportunità occupazionali. Troppi dei nostri ragazzi, delle nostre migliori e più effervescenti intelligenze scappano via. Per necessità, non per scelta. È del tutto evidente, però, che questo aspetto non può essere affrontato con gli slogan. E che un Comune non possa “creare lavoro”, se non utilizzando in modo intelligente la leva della programmazione, moltiplicando cioè le occasioni per nuovi investimenti e per l’insediamento di nuove imprese.
Da questo punto di vista appare essenziale la riflessione da svolgere in relazione al ruolo del Consorzio ASI, di cui il Comune di Foggia è socio di maggioranza relativa. Il Consorzio deve essere oggetto di un ripensamento organizzativo che lo porti ad evolvere al livello di agenzia di sviluppo economico-produttivo per l’attrazione di investimenti, operando in stretto raccordo con alcune specifiche funzioni comunali per realizzare, per esempio, politiche fiscali locali incentivanti la crescita di insediamenti produttivi. L’Area di Sviluppo Industriale di Foggia, in questo senso, necessita di un potenziamento delle infrastrutture tecnologiche e digitali, oltre che di un miglioramento della viabilità. Al potenziamento dell’attrattività della Zona ASI – oggi purtroppo un vero e proprio “cimitero industriale” – vanno associate le opportunità offerte dalla recente realizzazione delle Zone Franche Urbane, che restituisce uno stretto legame tra lo sviluppo economico del territorio e i temi della sicurezza e dello sviluppo sociale. Una possibilità che sarà colta, dando vita ad una vera e propria piattaforma logistica, connessa con il porto alti fondali di Manfredonia e con l’Interporto di Cerignola. Foggia, non va dimenticato, è un player fondamentale nel mercato ortofrutticolo nazionale e deve assumere una centralità anche rispetto alla trasformazione dei prodotti.
Una strategia, quella della costruzione di una realtà produttiva viva e feconda, in cui deve svolgere un ruolo di primo attore anche la Fiera di Foggia, in questi decenni costantemente mortificata e sminuita. Il primo atto necessario a restituire all’Ente Fiera la capacità di incidere nei processi di sviluppo del territorio è evidentemente quello di superare la precarietà che ne contraddistingue da ormai troppo tempo la governance, quindi con la nomina di un presidente nella pienezza delle sue funzioni e la cancellazione della perenne condizione di commissariamento. La Fiera di Foggia può svolgere una funzione di straordinaria importanza e di enorme attrattività, ad esempio, nell’ambito del cosiddetto turismo convegnistico e congressuale. Ma anche rimettendo in campo, in modo serio e concreto, il progetto di realizzazione del Teatro Tenda, da decenni letteralmente abbandonato, per ospitare eventi culturali, di spettacolo e musicali. E trasformando i propri spazi in un Hub di ricerca e innovazione tecnologica agro-alimentare – spinto dalle eccellenze della nostra agricoltura e della Facoltà di Agraria della nostra Università – in grado di favorire e sollecitare la creazione di nuovi posti di lavoro.
Il processo di sviluppo di un’economia fermamente ancorata alle nostre radici, ai nostri punti di forza e alle nostre vocazioni, ovviamente, ci indica come una delle strade maestre da percorrere quella della valorizzazione della straordinaria economia turistica di Capitanata, di cui Foggia può e deve diventare il punto di connessione con le ricchezze rappresentate dalla vocazione religiosa del territorio provinciale, dalla sua offerta culturale ed enogastronomica, fino ovviamente alla straordinaria offerta ambientale e balneare.
Tra le risorse a disposizione per lo sviluppo di una più vasta industria turistica vi sono, tra Foggia e provincia, uno straordinario sito UNESCO, un’area archeologica di età romana e medievale tra le più importanti dell’Italia meridionale (Lucera), due importanti castelli, alcune stupende cattedrali e chiese e/o monasteri (Foggia, San Giovanni Rotondo, Troia, Siponto, Monte Sant’Angelo, San Marco in Lamis, ), una delle più ampie aree archeologiche della Puglia, il sito della Tomba della Medusa, cui si aggiungono la storica Transumanza ed i Tratturi Regi e le risorse naturalistiche meravigliose del Gargano e del Sub Appennino Dauno.
In quest’ottica occorrono azioni ed interventi tesi a individuare nuovi potenziali segmenti di sviluppo, mediante l’analisi della domanda, che va opportunamente effettuata con l’aiuto di ricerche di mercato poco o mai effettuate a Foggia; a realizzare una pianificazione strategica locale, mediante un’azione efficace di destination management, che preveda la valorizzazione sostenibile delle risorse; a organizzare funzionalmente i principali poli attrattivi in termini turistici, creando i presupposti di base per incentivare formazione e aggiornamento delle categorie professionali e commerciali legate a questo comparto, mediante una migliore collaborazione con la nostra Università.
Senza mai dimenticare, inoltre, che Foggia occupa una parte rilevante della Guida Verde dedicata dal Touring Club Italia alla Capitanata, prodotta qualche anno fa in collaborazione con la Provincia di Foggia. È compito dell’Amministrazione comunale proporre un percorso utile a scoprire le realtà storiche, culturali e religiose della nostra città, partendo dalla visita alla dimora di Padre Pio nella Chiesa di Sant’Anna, proseguendo la passeggiata nel centro storico con sosta in Cattedrale e al Museo Civico, ideando e incentivando inoltre le manifestazioni che promuovano il legame della città con la figura dell’Imperatore Federico II, anche in collaborazione con enti ed associazioni che ne fanno oggetto di studio, riallacciando i rapporti con le altre “città federiciane” (Palermo, Jesi, Lucera, Castel del Monte, ecc.).
Per Foggia, però, economia ha storicamente significato anche commercio. Un commercio che va valorizzato innanzitutto nelle sua forma “di prossimità” e degli “esercizi di vicinato”. Il tessuto imprenditoriale del commercio di Foggia rappresenta un patrimonio che occorre difendere e sostenere. Il nostro obiettivo è dare nuova linfa a questo comparto, con la progettazione e l’adozione da parte del Comune di diversi tipi di dehors specifici per singole zone cittadine, che le attività commerciali che intendono aprire spazi esterni sono chiamate ad adottare per il decoro urbano. Ovviamente procedendo contestualmente ad una piena riqualificazione delle aree mercatali, con la creazione di nuovi mercati coperti, anche multietnici, e l’organizzazione di un calendario eventi – sia comunale sia su richiesta degli esercenti – da attuarsi nelle aree commerciali, in modo da far nascere a nuova vita soprattutto le zone centrali.